Basi neurali del cambiamento di idea
ROBERTO COLONNA
NOTE
E NOTIZIE - Anno XV – 24 marzo 2018.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio
dei soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Le basi neurali del pensiero
astratto, inteso nei suoi contenuti tematici, sono ancora sconosciute. Fra i
correlati neurali di atti mentali definiti con maggiore precisione e
affidabilità, vi sono quelli relativi alla pianificazione temporale dell’azione
ad opera dei sistemi neuronici della corteccia prefrontale che, in definitiva,
appartengono ad un livello abbastanza elementare di processo mentale. Negli
studi sulle elaborazioni simboliche, ad esempio, non si riesce ancora a
distinguere la base cerebrale necessaria per l’utilizzo delle rappresentazioni
dei codici linguistici da quella che elabora il livello ideativo.
Per questa ragione, la
possibilità di rilevare un correlato cerebrale di un “cambiamento di idea”
appare come una prospettiva molto attraente. Anche se, allo stato attuale delle
conoscenze bisogna accontentarsi di segni indiretti per un’idea elementare, uno
studio in grado di fornire un tale contributo può considerarsi nel novero di
quei primi piccoli passi verso una nuova dimensione che potrà chiarire se e
quanto dei processi psichici astratti può porsi in relazione con schemi
funzionali macroscopici. Stephen M. Fleming, Elisabeth J. van der Putten e Nathaniel
D. Daw hanno indagato i mediatori cerebrali del
cambiamento di idea circa decisioni percettive.
(Fleming S. M., et al., Neural
mediators of changes of mind about perceptual decisions. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-018-0104-6,
2018).
La provenienza degli autori
è la seguente: Wellcome Center for Human Neuroimaging, University College
London, London (Regno Unito); Max Plank UCL Centre
for Computational Psychiatry and Ageing Research, University College London,
London (Regno Unito); Amsterdam Brain and Cognitive Center, University of
Amsterdam, Amsterdam (Paesi Bassi); Princeton Neuroscience Institute and
Department of Psychology, Princeton, New Jersey (USA).
Cambiare idea per effetto di
una nuova evidenza è un indice di flessibilità cognitiva, una qualità da molti
considerata parte dell’essenza stessa dell’intelligenza umana. Così, rivedere
una propria opinione a causa del cambiamento delle condizioni e delle ragioni
che l’avevano motivata, può considerarsi un indice di saggezza. Nella gestione
più semplice della strumentalità cognitiva di base, nella nostra vita di tutti
i giorni, simili cambiamenti sono frequenti e necessari per la corretta esecuzione
di processi elementari, anche se la loro base neurale non è stata ancora decifrata.
Per riconsiderare la nostra
fiducia in una precedente decisione, noi dovremmo usare nuove evidenze per
aggiornare le convinzioni relative al valore della scelta compiuta. Come si
svolga un tale processo nel cervello umano non è noto, ed è materia di
indagine. Gli autori dello studio qui recensito, per affrontare il problema
dell’osservazione sperimentale delle basi neurali di tali elaborazioni mentali,
hanno registrato mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) i marker di attività neurale nel cervello
di volontari sottoposti a compiti specificamente concepiti per verificare se
evidenze sensoriali aggiuntive supportassero o negassero un precedente giudizio
di discriminazione della direzione di un moto.
Un contrassegno di evidenza
post-decisionale (change in log-odds correct) è stato selettivamente osservato nell’attività
della corteccia frontale mediale
posteriore. In contrasto, distinti profili di attività nella corteccia
prefrontale anteriore mediavano l’impatto dell’evidenza post-decisionale sulla
fiducia soggettiva, indipendentemente dai cambiamenti nel valore della
decisione.
Presi insieme, i risultati
dell’osservazione dell’attività funzionale dell’encefalo mediante fMRI
rivelano, quali candidati al ruolo di mediatori
neurali dei cambiamenti di idea
post-decisionali, aree cerebrali che possono divenire specifici obiettivi di
interventi terapeutici finalizzati a ridurre i difetti di flessibilità
cognitiva.
L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e
invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E
NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
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